La Sala del Tricolore è la sala consiliare del comune di Reggio Emilia, città capoluogo dell'omonima provincia, in Emilia-Romagna. Si trova all'interno del palazzo del Comune. Qui, il 7 gennaio 1797, nacque la bandiera nazionale italiana, da cui il nome del salone. Adiacente alla sala è situato il Museo del tricolore. Fa parte del circuito Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli.

Storia

Le origini del salone

Le origini di questo salone risalgono al 1768, quando il duca di Modena e Reggio Francesco III d'Este decise di far realizzare un archivio statale centrale che avrebbe dovuto conservare tutti i documenti del ducato emiliano. La scelta dell'architetto a cui affidare la redazione del progetto e la costruzione del nuovo salone cadde su Lodovico Bolognini, che realizzò poi l'opera dal 1772 al 1785.

Durante i lavori di costruzione Giovanni Benassi, falegname di corte, sempre sotto la supervisione del Bolognini, costruì dal 1773 al 1774 un modello in legno del salone a cui mancavano, rispetto alla versione moderna, le balconate: al loro posto vennero previste le scaffalature per la conservazione dei documenti, a cui si accedeva tramite dei rampari in legno.

Poco dopo la fine dei lavori si decise di non destinarla ad archivio: la grande quantità di documenti in essa contenuti avrebbe potuto causare un vasto incendio, con tutte le conseguenze del caso. Per decidere la destinazione d'uso della sala, scartata quella d'archivio ducale, venne istituita una commissione. Questa consulta propose, tra l'altro, anche il suo frazionamento in più locali da adibire ad uffici ma il duca si oppose rimandando la sua decisione.

Gli anni successivi

Con l'invasione delle truppe napoleoniche il duca fuggì e venne proclamata la Repubblica Reggiana (26 agosto 1796). Contestualmente fu costituita la Guardia civica della città di Reggio: questa formazione militare, aiutata da un piccolo gruppo di granatieri francesi, sconfisse, il 4 ottobre 1796, un drappello di 150 soldati austriaci presso Montechiarugolo, comune della moderna provincia di Parma. La vittoria fu così importante - sia da un punto di vista politico che simbolico - che Napoleone Bonaparte fece un encomio ufficiale ai soldati reggiani protagonisti dello scontro.

Proprio durante la battaglia di Montechiarugolo si ebbe il primo morto per la causa risorgimentale, Andrea Rivasi. In particolare Rivasi viene considerato il primo martire risorgimentale dagli storici che individuano l'inizio del movimento finalizzato all'unità nazionale nella prima campagna d'Italia napoleonica. Per lo scontro armato di Montechiarugolo Napoleone Bonaparte definì la città di Reggio Emilia:

Ai reggiani protagonisti della battaglia di Montechiarugolo Ugo Foscolo dedicò l'ode A Bonaparte liberatore. Il frontespizio di questo componimento poetico recita:

Vincenzo Monti dedicò invece all'evento questi versi della sua cantica In morte di Lorenzo Mascheroni:

A Reggio nell'Emilia, inoltre, era stato piantato, nell'agosto 1796, uno dei primi alberi della libertà, che viene così descritto da un cronista dell'epoca:

Questo avvenimento, che scaturì da una rivolta contro il governo ducale avvenuta il 20 agosto 1796 a Reggio con alla testa la patriota Rosa Manganelli, contribuì, insieme agli eventi legati alla battaglia di Montechiarugolo, alla decisione di scegliere Reggio nell'Emilia come sede del congresso cispadano, assemblea che portò poi alla nascita della bandiera d'Italia.

I congressi della Repubblica Cispadana

L'approvazione della costituzione

Come riconoscimento simbolico allo scontro di Montechiarugolo, e per il già citato evento legato all'albero della libertà, Napoleone suggerì ai deputati delle città cispadane (Reggio, Modena, Bologna e Ferrara) di riunire il loro primo congresso – che sarebbe dovuto avvenire il 27 dicembre 1796 – a Reggio nell'Emilia.

La proposta ebbe seguito nonostante accese polemiche con le altre città emiliane, che avrebbero voluto l'assemblea organizzata nella propria municipalità; il congresso del 27 dicembre avvenne poi nel salone del municipio Reggio progettato dal Bolognini che avrebbe dovuto ospitare l'archivio dell'ex-ducato. Qui, 110 delegati presieduti da Carlo Facci approvarono la carta costituzionale della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Per tale motivo il salone del Bolognini fu ribattezzato "sala del congresso centumvirato" o "sala patriottica".

La "sala del congresso centumvirato", per l'evento del 27 dicembre, venne adeguatamente "[...] preparata con addobbi e trofei allusivi alla gran causa [...]". Sui capitelli erano state collocate le raffigurazioni delle vittorie più importanti dell'esercito napoleonico in Italia e la rappresentazione della vittoria dei reggiani a Montechiarugolo, che venne così definita: "[...] presa fatta dai Reggiani dei tedeschi a Monte Chierugolo [...]". La descrizione delle decorazioni della volta del salone invece recita: "[...] [sulla volta] apparivano la Dea della ragione, ed un puttino che incideva in marmo: Costituzione; indi il genio dell'entusiasmo, che porta in una fascia il giuramento sacro di libertà, o di morte [...]".

In un'altra sessione, datata 30 dicembre 1796, il congresso aveva approvato una mozione, tra scrosci di applausi tanto era il fervore dei delegati, che recitava:

L'adozione della bandiera tricolore

In riunioni successive, sempre avvenute nella "sala del congresso centumvirato" di Reggio, vennero decretate e ufficializzate molte decisioni, tra cui la scelta dell'emblema della neonata repubblica. Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera nazionale verde, bianca e rossa fu Giuseppe Compagnoni – che per questo è ricordato come il "padre del tricolore" – nella XIV sessione del congresso cispadano del 7 gennaio 1797. Il decreto di adozione recita:

La decisione del congresso di adottare una bandiera tricolore verde, bianca e rossa fu poi anch'essa salutata da un'atmosfera giubilante, tanto era l'entusiasmo dei delegati, e da scrosci di applausi. Per la prima volta città di stati ducali per secoli nemiche, si identificano in un unico popolo e un simbolo identitario comune: la bandiera tricolore.

La scelta finale di un vessillo verde, bianco e rosso non fu priva di una discussione preventiva: in luogo del verde i giacobini italiani avrebbero privilegiato l'azzurro della bandiera francese, mentre i sodali al papato avrebbero preferito il giallo del vessillo dello Stato Pontificio: sul bianco e sul rosso non ci furono invece contestazioni. La discussione sul terzo colore si incentrò infine sul verde, che venne poi approvato anche come soluzione di compromesso. La scelta del verde fu molto probabilmente ispirata dal vessillo militare tricolore verde, bianco e rosso della Legione Lombarda.

La storica seduta del congresso non specificò le caratteristiche di questa bandiera con la determinazione della tonalità e della proporzione dei colori, e non precisò neppure la loro collocazione sul vessillo. Sul verbale della riunione di sabato 7 gennaio 1797, avvenuta anch'essa nella "sala del congresso centumvirato" di Reggio, si può leggere:

Per la prima volta il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale di uno Stato sovrano, sganciandosi dal significato militare e civico locale: con questa adozione la bandiera italiana assunse pertanto un'importante valenza politica. Sulla scorta di questo evento la "sala del congresso centumvirato" di Reggio fu in seguito ribattezzata "Sala del Tricolore".

Il vessillo che fu utilizzato dalla Repubblica Cispadana si presentava interzato in fascia con il rosso in alto, con al centro l'emblema della repubblica e ai lati le lettere "R" e "C", ovvero le iniziali delle due parole che formano il nome del neonato organismo statale. Lo stemma della Repubblica Cispadana conteneva una faretra con quattro frecce che simboleggiavano le quattro città del congresso cispadano.

Il primo centenario della bandiera italiana

Nel 1897 la bandiera italiana compì cent'anni. La celebrazione fu molto sentita dalla popolazione, tant'è che l'Italia venne invasa da tricolori; la manifestazione più importante avvenne a Reggio nell'Emilia, dove il 7 gennaio di cento anni prima era nato il tricolore. Nell'atrio del municipio di Reggio nell'Emilia fu posta una lapide commemorativa avente un'iscrizione composta da Naborre Campanini che recita:

Nel giorno della celebrazione nella città emiliana Giosuè Carducci definì la bandiera "benedetta" e la baciò alla fine del discorso. Il Carducci, evidenziando l'importanza della bandiera nella storia d'Italia, recitò questo discorso:

Descrizione del salone

La sala si presenta come un ambiente ellittico, circondato da tre ordini di balconate. È presente un grande lampadario che illumina un ambiente dallo stile architettonico neoclassico; quest'ultimo è caratterizzato da colonne aventi sulla sommità capitelli corinzi.

Il salone ha la funzione di sala consiliare del comune di Reggio nell'Emilia: pertanto è utilizzato per le riunioni del consiglio comunale della città. Ospita anche il gonfalone civico del comune di Reggio nell'Emilia.

È anche usato per manifestazioni culturali, conferenze e matrimoni, nonché per l'annuale cerimonia di commemorazione dell'anniversario della nascita della bandiera nazionale italiana, che avviene ogni 7 gennaio in occasione della Festa del Tricolore, alla presenza delle più alte cariche della Repubblica Italiana.

Note

Esplicative

Bibliografiche

Bibliografia

  • Augusta Busico, Il tricolore: il simbolo la storia, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, 2005.
  • Vittorio Fiorini, Le origini del tricolore italiano, in Nuova Antologia di scienze lettere e arti, vol. LXVII, quarta serie, 1897, pp. 239-267 e 676-710, SBN UBO3928254.
  • Reggio Emilia e provincia. I centri della pianura, il Po, le rocche dell'Appennino, Touring Club Italiano, ISBN 8-836-5-158-51.
  • Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami, Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50946-2.
  • Fiorenza Tarozzi, Giorgio Vecchio, Gli italiani e il tricolore, Bologna, Il Mulino, 1999, ISBN 88-15-07163-6.
  • Giorgio Vecchio, Il tricolore, in Almanacco della Repubblica, Milano, Bruno Mondadori, 2003, pp. 42-55, ISBN 88-424-9499-2.
  • Claudio Villa, I simboli della Repubblica: la bandiera tricolore, il canto degli italiani, l'emblema, Comune di Vanzago, 2010, SBN LO11355389.

Voci correlate

  • Bandiera d'Italia
  • Museo del tricolore
  • Palazzo del Comune (Reggio Emilia)
  • Repubblica Cispadana
  • Storia della bandiera d'Italia
  • Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli

Altri progetti

  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Sala del Tricolore

Collegamenti esterni

  • Il Tricolore, su quirinale.it. URL consultato il 22 febbraio 2017.
  • Il Museo del Tricolore, su reggioemilia150.it. URL consultato il 22 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  • Vivi il Tricolore a Reggio Emilia, città della Bandiera Italiana, su emiliaromagnaturismo.it. URL consultato il 22 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2016).

Sala del Tricolore Wikipedia

Sala del Tricolore (Reggio Emilia) AGGIORNATO 2020 tutto quello che

Sala Del Tricolore Fotos e Imágenes de stock Alamy

Sala del Tricolore (Reggio Emilia) Aggiornato 2018 tutto quello che

Sala del Tricolore Reggio Emilia, Napoleone e la prima bandiera